Tesori d’archivio
Pergamene e sigilli
La collezione di pergamene e documenti miniati e con sigilli conservati presso l’archivio è estremamente ricca. Essi attestano diritti e registrano il conferimento di importanti cariche politiche e religiose.
La pergamena è una membrana prodotta dalla pelle animale (ovina o bovina) variamente conciata, detta anche cartapecora, usata fin dall’antichità come materiale scrittorio pregiato e durevole. Tramite la macerazione in una sostanza acida venivano rimossi facilmente i peli dell’animale e la pelle veniva tirata in un telaio. Il lato in cui sono stati rimossi i peli era di solito quello più scuro, mentre l’altro, il “lato carne” era più chiaro, e più adatto alla scrittura. Nei libri e documenti di particolar pregio non è raro trovare miniature o illustrazioni che possono riportare diversi soggetti e scene di vita quotidiana.
Queste decorazioni sono molto delicate e i colori utilizzati sono composti da due parti: il pigmento, come la porpora ricavata da particolari molluschi presenti nel Mediterraneo (più propriamente detto colorante, di natura organica) o il turchese dai lapislazzuli (vero e proprio pigmento, inorganico); ed il legante, costituito da sostanze organiche facilmente attaccabili da microrganismi come batteri e funghi.
La pergamena in alto (Fig. 1, in alto), ad esempio, rappresenta un privilegio concesso a Simonino Ghiglino, segretario del duca di Milano Filippo Maria Visconti detto Angelo, e al fratello nel 1441. Sulla pergamena è ancora ben visibile la miniatura rappresentante lo stemma della famiglia Visconti: il biscione che ingoia un fanciullo e l’aquila nera imperiale con le ali abbassate. Il biscione visconteo è da oltre settecento anni uno dei simboli più rappresentantivi di Milano e dell’antico Ducato.
Le Figg. 2 e 3 presentano dei preziosi disegni e miniature, contenuti all’interno di un libretto totalmente realizzato in pergamena e racchiuso da una custodia di velluto rosso con lo stemma familiare, il sigillo e il portasigillo in ferro pendente. Il documento che contiene è del 1660 e attesta la conferma della cittadinanza di Faenza fatta a favore del cardinale conte Giberto Borromeo da parte del papa Alessandro VII.
Il sigillo che di solito si trova unito ai documenti è usato come distintivo da una persona o da un ente (carica politica o religiosa, pubblica o privata) e rappresenta l’autorità e la genuinità del documento, a garanzia del suo valore giuridico. Esso viene impresso su cera, su metallo o altra materia a corredo di uno scritto per renderlo autentico o per garantire con la chiusura che esso non sia aperto indebitamente. L’uso del sigillo è antichissimo; tuttavia presso i Romani fu adoperato solo a scopo di chiusura, mentre a scopo di autenticazione fu usato a partire dal Medioevo.
Sigillo imperiale di Carlo VI d’Asburgo del 1718 perfettamente conservato nel suo portasigillo ligneo. Il prezioso cimelio si trova appeso al diploma di concessione del Vicariato imperiale e del diritto di zecca concesso a Carlo IV Borromeo Arese dall’imperatore austriaco (Fig. 4).
Altri esempi di sigilli
Concessione della cittadinanza di Lucerna a Ludovico Borromeo da parte degli ambasciatori della lega degli Svizzeri, convocati per l’occasione, 1520.
Conferma dei privilegi concessi al monastero femminile di San Pietro dell’Ordine domenicano da Ludovico re dei Francesi e duca di Milano, 1509.
Altri esempi di pergamene con miniature
Conferimento della contea di Arona e annessa rocca a favore del conte Vitaliano Borromeo – 1445.