IL “DELFINO” DELL’ISOLA BELLA
Così amato da fare da cornice al capolavoro di Stendhal Guida ad uso di chi viaggia in Italia, il Delfino, il più antico “albergo” del lago Maggiore, compare anche nelle pagine del romanzo di Antonio Fogazzaro Piccolo Mondo Antico.
Nessuno discese all’Isola, nessuno era sulla riva tranne l’uomo addetto allo sbarco. Partito il battello, accompagnò egli stesso i due viaggiatori all’albergo del Delfino. Era un caso, diss’egli, che trovassero il Delfino aperto a quella stagione. Ci svernava una grossa famiglia inglese. Pareva l’isola del Silenzio, de resto. Il lago le taceva intorno immobile, la spiaggia era deserta, sui ballatoi delle povere vecchie casucce ammonticchiate sul porto, fra un bastione rotondo del giardino e l’albergo, non si vedeva persona viva. Gli inglesi erano fuori, in barca; l’albergo taceva come la riva e l’acqua. I nuovi venuti ebbero due camere grandi del secondo piano, a mezzogiorno, di fronte al malinconico stretto fra l’isola e la costa boscosa che va da Stresa a Baveno. La prima camera, sull’angolo di ponente, aveva una finestra contemplando l’isolotto, il mucchietto di case sporgente dallo specchio del lago e appuntato in un campanile, le grandi montagne di Val di Toce e di Val di Gravellone, mezzo nascoste da una nebbiolina penetrata di sole.”
Sulle mura esterne è incisa la data “1791” e l’archivio della Famiglia Borromeo conserva un documento del 1786 come testimonianza grafica della casa di Giovanni Molinari, affittuario dell’abitazione prima che venisse adibita a struttura per ricevere i viaggiatori di passaggio sulle isole.
Le carte dell’archivio sono una traccia imprescindibile per ricostruire le vicende storiche ed architettoniche legate alle fasi evolutive dell’albergo.
Tra queste, vi sono gli accordi tra Ulisse Foulon, agente di Vitaliano Borromeo e Felice Castelli capomastro e muratore di Pallanza alle dipendenze dell’ingegner Tersaghi, responsabile per i lavori alla struttura alberghiera (1846).
Le opere richieste devono essere terminate entro il 1847 e dopo il collaudo, l’albergo detto “Del Delfino” viene messo all’asta per l’affitto.
Dal 1846 entrano in servizio a tutti gli effetti i fratelli Omarini
che firmano il contratto d’affitto che prevede, tra le altre cose, di mantenere pulito e in ordine l’albergo:
Li conduttori Omarini dovranno durante la locazione star vigili e ben guardati che nel loro albergo non si formino convegni di persone la cui condotta sia immorale o sospetta, né permettere deposito d’oggetti o merci di contrabbando, giuochi clamorosi, particolarmente in tempo di notte (…)
Il freddo dell’inverno spesso rendeva difficile soggiornare nelle sale di Palazzo Borromeo in quanto i grandi spazi non garantivano un clima ideale.
Così il Delfino era il luogo privilegiato anche dagli esponenti della famiglia Borromeo per una gita invernale sull’Isola Bella.
Il posto ideale non solo per pernottare, ma per colazioni e pranzi affacciati sul lago Maggiore. Allora come oggi veniva servito il Chianti di Antinori!
All’interno, il recupero è ben visibile in una serie di elementi architettonici e d’arredo, come i pavimenti in piastrelle di cemento rosse e nere e in terrazzo veneziano, le travature lignee, i soffitti a cassettoni su cui è stato riportato il colore originale, le ringhiere in ferro battuto dei balconi, i lampadari in ferro degli anni Trenta in stile neogotico e quelli in ceramica bianca decorati con putti.
Per mantenere l’allure vintage degli arredi, sono stati conservati i mobili originari come i cassettoni nelle camere e i mobili degli anni Trenta del bar e del ristorante.
Altri arredi e oggetti d’epoca sono stati ricercati con pazienza tra brocante e antiquari per dare vita ad un ambiente intimo e “vissuto”.