LA ROCCA DI ARONA
Le rocche di Arona e di Angera (situata l’una sulla sponda occidentale, l’altra su quella orientale del Lago Maggiore) costituivano probabilmente già in epoca longobarda gli elementi di un unico sistema difensivo che consentiva di controllare il bacino meridionale del lago, per il quale transitava buona parte del traffico da Oltralpe verso Milano e Pavia.
Il periodo borromaico della storia di Arona e della sua rocca inizia nel 1439,
con l’infeudazione da parte di Filippo Maria Visconti a Vitaliano I Borromeo.
Appena investito, Vitaliano iniziò i lavori di restauro e di potenziamento della rocca e la costruzione del porto militare, unito alla rocca dalla “strada segreta”.
Alla morte di Vitaliano, i lavori proseguirono con il figlio
Filippo I, che innalzò altre torri e un’ulteriore cerchia di mura attorno alla rocca.
Oggetto di dispute e sottratta temporaneamente ai Borromeo nel 1495-1499 e nel 1500, la rocca fu restituita a Federico I nel 1512. Nel corso della sua storia subì celebri assedi, diventando teatro di vicende belliche.
La rocca di Arona diede i natali il 2 ottobre 1538 a San Carlo Borromeo che venne alla luce nella “Camera dei tre laghi”, così chiamata per la presenza di tre finestre dalle quali era possibile avere tre diverse viste sul lago.
Già nel Seicento la camera divenne meta di un gran numero di pellegrini, così fu ricostruita nella zona absidale della chiesa di San Carlo, eretta sulla eminenza rocciosa al di sopra del borgo nell’area del Sacro Monte dedicato al Santo.
La Rocca sfruttava appieno le caratteristiche fisiche dello sperone su cui sorgeva e il sistema di mura costituito da tre cinte l’avvolgeva completamente, fatto salvo solo il lato a picco sul lago.
Il complesso presentava un’altimetria irregolare, alla quale ovviava un sistema di scale; dislivelli separavano anche le piazze d’armi e i cortili. Il recinto più alto (cinque metri) costituiva probabilmente con la Torre di Santa Maria il nucleo più antico della rocca.
Al centro di estendeva la Piazza d’Armi fiancheggiata dai Quartieri dei soldati, dal Salone delle Armi e dalla chiesetta di Sant’Ambrogio; alle spalle del Quartiere dei soldati si trovava la Stanza dei Molini, la Camera di San Carlo e, dietro questa, un edificio che aveva funzione residenziale, collegato ad altre costruzioni attraverso passaggi e strade segrete scavate nel sottosuolo.
La strada, ancora oggi percorribile, colmava un dislivello di 60 metri. Il terzo recinto, con quattro torri, era collegato, da una strada ripida che lo costeggiava dall’interno, alla Porta del Secondo Recinto, sede del Corpo di Guardia Principale, dove oggi sono visibili i resti della vecchia masseria.
L’enorme complesso rimase intatto fino al 1800, allorché Napoleone Bonaparte, vinti gli Austriaci a Marengo (14 giugno), ne ordinò lo smantellamento.